Come trattate i vostri collaboratori e dipendenti?
So di alzare un polverone e di toccare un tasto, ahimè, dolente. Purtroppo la mentalità imprenditoriale di questo paese, sotto questo punto di vista, lascia molto a desiderare.
L’imprenditore italico è AVARO!!
Ho già scritto e trattato l’argomento in alcuni post e corsi ma non entra bene nella testa il concetto che, offrire di più dei concorrenti, quando si cercano persone qualificate, sarebbe cosa buona e giusta se vuoi tenere a galla la tua attività e magari farla crescere.
Non fraintendetemi, ma la cosa merita un’approfondimento. Ci sono persone che sfruttano completamente le persone, non le pagano, pagandole in parte, pagandole a nero e senza contributi. Di queste persone non voglio parlarne, non meritano nulla, tantomeno di avere una partita iva aperta.
Diversamente, invece, ci sono imprenditori che vogliono fare le cose in regola ma che non hanno capito che i collaboratori, non sono merci o prodotti. Non guadagnano in base al prezzo di mercato!!
Non fraintendetemi, ma la cosa merita un’approfondimento. Ci sono persone che sfruttano completamente le persone, non le pagano, pagandole in parte, pagandole a nero e senza contributi. Di queste persone non voglio parlarne, non meritano nulla, tantomeno di avere una partita iva aperta.
Diversamente, invece, ci sono imprenditori che vogliono fare le cose in regola ma che non hanno capito che i collaboratori, non sono merci o prodotti. Non guadagnano in base al prezzo di mercato!!
Sarà anche vero che per voi uno stipendio da 1100 euro per un’impiegata sia giusto, ma magari non è giusto se l’impiegata vale più di quei 1100 euro!!
Le persone non sono tutte uguali e non andrebbero retribuite a seconda del ruolo che ricopre.
Pare ovvio che se un mio collaboratore produca in qualità e efficienza il doppio o il triplo di un “collaboratore medio” a parità di ruolo là fuori, NON possa essere pagato per “classe di appartenenza”.
Questo può accadere perché è più dedicato degli altri, è più volenteroso degli altri, è più intelligente degli altri, è più formato degli altri, è più aperto degli altri ad assolvere a compiti, procedure, indicazioni aziendali senza protestare ecc…
Ora, il punto qui NON è il denaro in sè che dovete dare o non dovete dare.
Il punto è imparare a gestire un’azienda guardando al singolo collaboratore e valutando il suo rendimento nel quadro complessivo ma anche il suo potenziale, e quindi retribuirlo di conseguenza.
Ve l’ho detto più e più volte. Uno che serve alla cassa da In-n-Out o fa il manager del ristorante guadagna dal doppio al triplo del suo “omologo” in McDonald’s.
Non lavora di più, non lo pagano in nero, non deve fare orari assurdi ecc…
Semplicemente In-N-Out pensa che avere ragazzi motivati a servire la clientela e che si danno da fare sia molto più produttivo che sottopagare lo staff o sostituirlo con dei touch-screen (e hanno ragione).
Soprattutto, pensano che una persona ben motivata e ben pagata generi molto meno turnover del personale, quindi meno costi di selezione, meno costi di inserimento, formazione e meno “danni” fatti sulla clientela da un collaboratore nuovo.
Secondo gli studi il il turnover può avere un costo che arriva fino al 150% del pacchetto remunerativo del personale uscito.
Vi sono infatti Costi diretti: spese sostenute dall’azienda per l’entrata del nuovo personale (tempi e costi di ricerca e selezione, inserimento e formazione).
E vi sono Costi indiretti: sono costi collegati ad una minor produzione a causa dell’uscita di un lavoratore (maggior lavoro per i collaboratori, clienti insoddisfatti).
Detto in termini più semplici, se un collaboratore vi costa 30.000€ di RAL, la sua fuoriuscita vi causa un danno fino a 45.000€ per sostituirlo.
Ce la fate o sono troppo tecnico?
A parte queste che sono considerazioni ancora “egoistiche” (ma nel senso sano del termine) che un imprenditore dovrebbe tenere a mente, è importante focalizzarsi invece su un ulteriore passaggio cioè lo scopo dell’azienda:
Un’azienda nasce con lo scopo di far godere i clienti che serve
Ora, non mi sembra complesso da spiegare da un lato né da capire dall’altro che per rendere felici i clienti, servano a tutti i livelli collaboratori felici.
Sono nato nel mondo della formazione e vi giuro che non certamente ai livelli di Jay Abraham, ma nel mio piccolo sono una piccola enciclopedia vivente di ogni teoria esistente anche sulla gestione del personale.
Sono al limite dello spettro autistico.
Vi giuro che conosco ogni corso, ogni libro, ogni storia, ogni teoria riguardo a come motivare i dipendenti sul posto di lavoro.
Alcune sono emerite stronzate, altre sono favolette, altre storielline motivazionali d’accatto mentre altre sono buone.
Il problema però è sempre il solito, la ricerca della manipolazione altrui per cercare di ottenere qualcosa in cambio di nulla, funziona al massimo una volta con i clienti sprovveduti.
I clienti li potete anche truffare (in teoria), nel senso che vi basta vedere ogni giorno le sponsorizzate che girano su Facebook per vedere wannabe guru della ricchezza e similari promettervi cose incredibili usando tecniche manipolatorie e copywriting d’accatto.
Sono tecniche che funzionano per carità, io nel mio piccolo ho scritto una intera enciclopedia sulla persuasione.
Ma il punto è che se potete fregare un cliente, è molto difficile “sfruttare” un collaboratore che deve lavorare per voi tutti i giorni 8 ore al giorno.
Dopo un po’ le vostre promesse non mantenute vengono a galla, le storielle motivazionali finiscono e soprattutto la persona torna a casa, cioè si immerge nel mondo reale.
Ora, in Italia ad esempio il cosiddetto “salario medio” in teoria sarebbe di circa 1500€.
Il punto è che viene calcolato in base solo all’emerso e spesso ruota intorno agli stipendi dati nelle grandi aziende che sono quelli più facilmente tracciabili.
Non vi sono le infinite persone che lavorano da mezzi schiavi in nero, o mezzi in nero, o con stipendio in chiaro ma ritorno in contanti al datore di lavoro e le mille altre angherie del sistema Italia.
Io le persone che conosco prendono da 4-500€ al sud a 1000-1200€ al nord (se non stiamo parlando di dirigenti, quadri ecc…)
Ora, ma fossero anche cifre più alte che si avvicinano allo stipendio medio italiano… la domanda che mi pongo è una sola:
“Ma come si deve sentire nella vita di tutti i giorni una persona che guadagna questa cifra?”
Posto che il costo della vita è diverso da Milano allo sperduto paesino della Calabria centrale… ma come può una persona dare il 100% al lavoro con sti stipendi da fame?
Con questi soldi una persona in una città qualunque a malapena si paga l’affitto di una stanza di merda, le bollette, la benzina e il minimo per mangiare e bere e due vestiti, e poi ha finito i soldi.
Finché non vi rendete conto che quello che offrite NON è un compenso, non andrete da nessuna parte.
Non voglio parlare di chi sfrutta a nero la gente. Voglio dirvi che 1100… 1200, 1300 ma anche 1500€ di stipendio non sono tollerabili se volete costruire un’azienda.
Nessuno rimarrà fedele a voi nel tempo se ha una minima possibilità altrove. Ma perché dovrebbero?
Se non sono in una condizione da disperati “Qui o questo o niente”, ma come fa la gente a dare il meglio possibile per questi 4 spicci che mettete sul piatto?
Ma avete idea (no, non la avete) di quanto vale un collaboratore che produce più della media, o il doppio della media?
Come pensate di poterlo retribuire con un compenso da Africa sub-sahariana e avere un’azienda forte, stabile, in crescita, competitiva ecc…?
Imparare a fare impresa significa questo:
-
Posizionarsi e imparare a fare marketing
-
Per avere più margini e più clienti
-
Per poter pagare stipendi più alti
-
Per poter avere collaboratori più motivati e fedeli
-
e per continuare il circolo virtuoso…
Il problema è che la lezione voi non l’avete ancora capita.
Voi pensate che fare impresa sia un’escalation anno dopo anno del vostro tenore di vita, che si alza al crescere dell’azienda.
Quindi ogni anno aggiungete vizi, ogni anno la macchina più grossa, ogni anno le vacanze più fighe dell’anno precedente ecc… in una spirale dell’apparire e dell’ostentare che non finisce più.
Non avete ancora capito che l’azienda è un investimento nel lungo termine e che prima di pensare ad alzare il vostro tenore di vita come “rivalsa sociale”, dovete prendervi cura dei collaboratori e di conseguenza dei clienti.
Quando lo imparerete e lo interiorizzerete, avrete compiuto il primo passo per diventare imprenditori e non bottegari.
Mi dispiace, lo so che il 99% di voi spera che io abbia qualche recondito segreto per fare impresa e che se voi lo conosceste sareste ricchi pure voi senza fare niente.
La verità è che ogni “segreto” che conosco a voi non piace e non piace sentirvelo dire.
Finché pagate una miseria la gente tanto da fargli fare una vita di merda, senza futuro, senza la possibilità di costruirsi degnamente una casa, una famiglia e realizzare qualche sogno, voi l’azienda non la costruirete mai.
Sorry.
PS: C’è qualcosa che ancora non avete capito?